Energia elettrica generata direttamente nello spazio, a migliaia di km dalla crosta terrestre. Non è fantascienza. Da una parte la questione ambientale, dall'altra la necessità di abbattere i costi di approvvigionamento delle risorse energetiche, orientano le nuove tendenze del settore verso l'accaparramento di fonti pulite e meno costose. I cittadini, d'altro canto, sono costretti da anni ad affrontare oneri sulle bollette sempre più salati e, spesso, insostenibili. In molti si sono spostati verso il libero mercato, pongono le tariffe di energia elettrica a confronto nel tentativo di abbattere le spese, riducono i consumi e gli sprechi. Puntare sulle risorse green è diventata la priorità, ma forse in pochi potevano immaginare ambizioni così 'alte'.
Produrre energia elettrica dallo spazio è possibile
Se, dunque, i consumatori si muovono sul web per informarsi su Eni e i suoi prodotti, quelli di Enel, di Illumia ecc., alla ricerca del prezzo migliore, compito dei governi è quello di pensare anche alle generazioni future, investendo su tecnologie in grado di fare la differenza. Produrre energia elettrica dallo spazio non è follia, ma scienza, è possibile e i primi studi sono già stati avviati.
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Il progetto
Pionieri nel campo sono stati Giappone e Stati Uniti, ma anche la Cina si dichiara pronta a investire nel progetto. Progetto che prevede la realizzazione di una stazione spaziale solare in grado di produrre energia elettrica in modo continuativo. La stazione verrebbe realizzata a circa 36mila km dalla superficie terrestre, bypassando i limiti dovuti all'alternanza del giorno e della notte e quelli relativi al maltempo, in modo da funzionare costantemente a pieno regime.
Il progetto è sostenuto dal CAS (Accademia Cinese delle Scienze). Attraverso pannelli solari in grado di coprire una superficie totale pari a 5-6 km quadrati e installati all'interno di una stazione spaziale, sarebbe possibile sfruttare appieno l'energia solare in modo sostenibile ed economicamente vantaggioso.
"La costruzione di una centrale solare nello spazio – ha dichiarato Wang Xiji, 93enne membro del CAS – sarà una pietra miliare per l'utilizzo umano delle risorse spaziali. E potrà promuovere il progresso tecnologico in materia di energia, elettricità, materiali e sistemi aerospaziali".
Gli impedimenti tecnici
L'idea di base dei cinesi è quella di realizzare una prima base spaziale sperimentale entro il 2030, per poi sviluppare quella definitiva con consegna prevista per il 2050. Gli impedimenti tecnici, tuttavia, sono ancora decisamente rilevanti.
Prima di tutto, sarà necessario mettere a punto pannelli solari ben più leggeri rispetto a quelli utilizzati oggi e che dovranno pesare meno di 200 grammi per metro quadrato. Inoltre, stimando che la base spaziale dovrebbe pesare circa 10mila tonnellate, occorrerà risolvere la questione trasporto: i razzi sviluppati al momento sono in grado di trasportare, al massimo, carichi del peso di 100 tonnellate. Se non altro, il tempo a disposizione dei ricercatori per superare le difficoltà c'è tutto.