Bollette sempre più care, cittadini atterriti da un salasso interminabile, urgono soluzioni. Una di queste è la possibilità di avvalersi dei vantaggi del libero mercato, svincolarsi dalla fedeltà a tutti i costi, porre le tariffe E. On a confronto con quelle di Illumia, Enel, Eni e tutti gli altri operatori. Si possono selezionare pacchetti personalizzati e modellati sulle proprie esigenze e adottare condotte di consumo più sane. La vera svolta, però, si attene dai governi, una svolta in chiave green, che sappia sfruttare appieno le risorse offerte dall’energia rinnovabile. Una svolta che è già in atto.
E l’attenzione verso una politica energetica più sana deve abbracciare a 360 gradi ogni aspetto, coinvolgere la popolazione tutta e ogni ambito d’interesse, dalla produzione di gas a quella di elettricità, della luce e dell’acqua. La possibilità di mettere i costi dell’energia a confronto e di soppesare vantaggi e svantaggi di ogni fornitore è un passo importante in chiave di democratizzazione del mercato. Ma lo sfruttamento dell’energia alternativa garantisce riscontri ancora più importanti. I rifiuti sono simbolo più pregnante di questa verità, uno scarto che si trasforma in risorsa, un bruco di olezzi e inquinamento che muta in energia pulita.
In Italia, la produzione di energia ottenuta dai rifiuti vale oltre 5.000 GWh, generati da 45 impianti distribuiti in maniera un po’ disomogenea in tutto il Paese: 28 al Nord, 9 a centro, 8 al Sud. Lo rivela ISPRA-Federambiente nel rapporto dal titolo “Recupero energetico dai rifiuti urbani in Italia”.
In particolare, il Belpaese ha recuperato, nel 2013, 4.193 GWh di elettricità e 1.508 GHw di energia termica. Cifre raddoppiate rispetto alle rilevazioni di dieci anni prima e che collocano l’Italia in linea con le medie delle superpotenze europee del settore. In Italia non esiste più un inceneritore che non produca energia dallo smaltimento dei rifiuti.
Nel 2013, sono state prodotte 933mila tonnellate di scorie, delle quali il 18% è stato smaltito e ben l’82% è stato sottoposto al trattamento di recupero. A esse vanno sommate 389 mila tonnellate di residui del trattamento fumi, sottoposte a depolverazione, rimozione selettiva catalitica e non catalitica e trattamenti all’interno di sistemi a secco e a semisecco.