Ultimamente si sente spesso parlare di biomasse: questa parola, sempre associata all'energia, si riferisce a tutti i materiali prodotti da cicli biologici e dalle sue trasformazioni; vediamo meglio di cosa si tratta e perché sono importanti per noi.
Le biomasse sono quindi di origine assolutamente biologica non fossile: sono, infatti, masse vegetali o animali che, subendo le naturali trasformazioni, sono convertite in biocarburanti.
Abbiamo già trattato l'utilità e la necessità, di reperire fonti di energia alternativa e "pulita", parlando per esempio degli impianti di produzione energetica eolici o fotovoltaici. In questo caso approfondiamo la possibilità di ottenere dalla natura un'altra fonte di energia, realizzandola questa volta recuperando le parti biodegradabili dei rifiuti e i residuati dei prodotti agricoli, nonché dai residui della silvicoltura, della pesca e dai rifiuti urbani e industriali.
L'UE ha deciso di investire sulle biomasse già da molti anni. Con una comunicazione della Commissione Europea, risalente al 7 dicembre del 2005, e il successivo rapporto del 25 febbraio 2010, è stato, infatti, posto l'accento sulla necessità di nuove politiche energetiche.
I biocombustibili ottenuti dalle biomasse, sono un'energia sostanzialmente pulita. Le biomasse, liberando nell'atmosfera il solo carbonio assimilato nel corso della loro formazione, rispetto alla combustione dei fossili, rilasciano una quantità di zolfo e ossidi di azoto nettamente inferiore. La produzione di biomasse oltretutto, mediante la riforestazione, permette oltre che il recupero di zone abbandonate, il miglioramento della qualità dell'aria;
Come detto la produzione di biomasse si basa sugli scarti di produzione; se teniamo presente che lo smaltimento di tali scarti è comunque un costo aggiuntivo, ci rendiamo conto che con la produzione di biocarburanti, otteniamo anche un notevole risparmio di denaro. Prendiamo ad esempio una fabbrica di carta; gli scarti della lavorazione dovrebbero essere stoccati in discariche, o comunque inceneriti, pagando ovviamente le spese. Se tali scarti fossero inviati, come succede in Finlandia, alle centrali termiche, si avrebbe un notevole risparmio finanziario e un'energia prodotta, molto più pulita e a basso costo. Quella che quindi era una spesa, si trasforma in una possibilità di risparmio e di guadagno.
Il più comune combustibile adottato per la produzione di bioenergia negli impianti a biomasse è il cippato di legno, che viene prodotto frantumando e "scheggiando" legno di qualsiasi tipo, in modo da ottenere piccole scaglie. Il legno però non è una fonte inesauribile, quindi è importante stabilire un equilibrio tra consumo e crescita.
Per ovviare a questo "problema" molti produttori hanno adottato la paulownia. Quest'albero è a crescita rapida, quindi molto utilizzato per l'obiettivo bioenergetico; la pianta di origine orientale, infatti, oltre che avere una moltitudine di utilizzi, cresce molto velocemente, questo il motivo principale per la quale viene usata nella riforestazione. La coltivazione di questa particolare pianta "miracolosa" vede, quale maggior produttrice, la Cina, ma è in sorprendente ascesa anche nel mondo occidentale.
La natura, saggia, cerca in tutti i modi di aiutarci a guarire questo nostro pianeta, quello che tutti ci auguriamo è che i suoi sforzi non siano vani.