La lista delle critiche destinate al Quinto Conto Energia e al decreto sulle Rinnovabili non elettriche si fa sempre più lunga. A intervenire con parole di pesante disapprovazione è stato Valerio Natalizia, presidente di Anie-Gifi, l'associazione di Confindustria che rappresenta circa 200 aziende del settore fotovoltaico.
"I contenuti riportati nella bozza di decreto del ministero dello Sviluppo Economico sono destabilizzanti per il comparto […] in quanto contiene provvedimenti decisamente restrittivi per lo sviluppo del mercato" - ha detto Natalizia, sottolineando il fatto che il settore ha già subito pesanti contraccolpi negli ultimi 18 mesi e che ora, con i nuovi provvedimenti in materia di incentivi, rischia di essere completamente bloccato.
Natalizia ha anche sottolineato l'importanza e la crescita del settore in questi ultimi anni, tanto che le stime parlano di una completa indipendenza dagli incentivi "al massimo entro due anni e mezzo". Secondo il presidente dell'associazione, le modifiche degli incentivi previste nella bozza dal Conto Energia, invece di migliorare il sistema con interventi specifici e mirati, rischia di aumentare le procedure burocratiche soprattutto nei confronti degli impianti di piccola taglia. A essere sotto accusa è soprattutto l'introduzione di una soglia di potenza installata troppo bassa, superata la quale sarebbe necessaria l'iscrizione a dei registri del Gse (Gestore dei Servizi Elettrici).
In questo modo i buoni risultati, sia a livello di produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica, che oramai ha raggiunto il 7,4% dei consumi nazionali (Fonte Terna), sia a livello occupazionale, con l'introduzione di oltre 120.000 posti di lavoro (diretti e indotti) negli ultimi 5 anni. Oltre al posticipo della data di attivazione degli incentivi del nuovo Conto Energia, che sembra inizierà non più a luglio, ma a settembre, secondo Natalizia, ci sarebbero alti cambiamenti importanti da fare: "Innanzitutto, il provvedimento dovrebbe essere strutturato senza registri ma con un sistema che, al crescere della potenza installata, preveda la diminuzione dell'incentivo almeno fino ai 200 kW. Tale riduzione dovrà essere in linea con l'obiettivo dei 7 miliardi annui, e non dei 6 come prevede la bozza, per garantire i finanziamenti degli impianti in un momento in cui il costo del debito è raddoppiato". Inoltre, ha aggiunto, bisognerebbe prevedere un premio per gli impianti "virtuosi", per gli interventi di efficienza energetica, per la rimozione e la bonifica dall'eternit e il sostegno all'autoconsumo dell'energia prodotta.