"Rivedere i decreti approvati", questa è la richiesta di cittadini, associazioni, lavoratori e imprenditori del settore delle rinnovabili, che ieri si sono riuniti a Roma per protestare contro le misure approvate settimana scorsa dal Governo, che "determinerebbero uno stop allo sviluppo degli impianti". La protesta del popolo delle rinnovabili ha riempito Piazza Montecitorio, dove la manifestazione ha avuto luogo.
Tra le associazioni erano presenti l'Anev, Aper, Assoenergie Future, Assosolare e Comitato industrie fotovoltaiche italiane. Tra gli ambientalisti, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, Wwf. Non sono mancati anche striscioni e bandiere della Cgil Fiom, Fim Cisl, Uilm e alcune bandiere No-Tav. Tutti uniti contro i tagli previsti dai decreti ministeriali per l'energia elettrica da fotovoltaico e fonti rinnovabili non solari, senza fomentare ulteriormente le polemiche che si sono aperte i questi giorni sul peso in bolletta degli incentivi "verdi".
Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha parlato di un vero e proprio "colpo mortale" per il settore, che appare "fondamentale per uscire dalla crisi e per avviare un processo di innovazione e modernizzazione energetica del nostro Paese". Il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini ha invece contestato il modo di lavorare del Governo, che avrebbe agito "senza alcun confronto con le associazioni di settore". Inoltre ha aggiunto che "i testi sono pieni di impedimenti burocratici e di barriere agli investimenti che avrebbero l'effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione".
Anche Giuseppe Ricci, coordinatore nazionale FIM CISL, ha sottolineato l'importanza delle rinnovabili per il futuro energetico del Paese, per cui richiede, come gli altri, una revisione di quanto stabilito nei decreti, nonché "l'apertura immediata di una Conferenza nazionale sul futuro energetico del Paese".
In generale, imprenditori, associazioni ambientaliste e sigle che rappresentano le fonti rinnovabili, ieri hanno quindi chiesto una revisione dei decreti che sappia portare a una riduzione progressiva degli incentivi e non a un taglio immediato degli stessi, perché si rischia di bloccare totalmente il settore. I manifestanti, inoltre, hanno annunciato che "la mobilitazione continuerà nelle prossime settimane per chiedere a Parlamento e amministrazioni di modificare i decreti, soprattutto nel passaggio in conferenza Stato-Regioni".