Il canone Rai in bolletta torna a far parlare di sé, con una nuova battuta d'arresto. Dopo aver tanto atteso il decreto attuativo del Mise, pubblicato lo scorso 17 marzo con più di un mese di ritardo, ora il Consiglio di Stato ha sospeso il giudizio sul testo poiché ci sarebbero dei punti da chiarire e modificare. La palla torna quindi al Ministero per lo Sviluppo Economico, che dovrà apportare al decreto una serie di cambiamenti prima che il Consiglio possa effettivamente esprimersi al riguardo.
Lo stop del Consiglio di Stato rischia quindi di far slittare l'introduzione del canone rai in bolletta. In teoria, la prima tranche della tassa dovrebbe essere addebitata nella prima bolletta elettrica successiva al 1 luglio 2016. Poco più di due mesi di tempo basteranno per definire tutti gli aspetti logistici e pratici per l'introduzione di questa novità?
Canone Rai in bolletta: il punto sulle ultime novità
Da quest'anno, il canone Rai costa solo 100 euro (non più 113,50 euro), con possibilità di ulteriori riduzioni nei prossimi anni. A darne notizia è stato lo stesso Premier Matteo Renzi, che ha insistito molto sul concetto di "pagare tutti per pagare meno". Il canone Rai, infatti, è sempre stato obbligatorio, ma non tutti lo pagavano. Addebitarlo direttamente in bolletta contribuirà ad abbattere l'evasione fiscale che da sempre aleggia intorno a questa tassa, permettendo così di abbassarne l'importo. Che poi sia una tassa giusta o meno, questa è un'altra storia.
Se fino a un mese fa queste erano le uniche informazioni certe sul canone Rai in bolletta, nelle ultime settimane sono stati definiti ulteriori aspetti. Ad esempio sono state decise le modalità di invio dell'autocertificazione all'Agenzia delle Entrate per chi può non pagare il canone ed è stato approntato il modello ad hoc da utilizzare. Sono inoltre stati definiti i contributi alle imprese elettriche, necessari per adattare i sistemi informatici e non alla novità.
Decreto attuativo canone Rai: perché non va bene?
Il Consiglio di Stato ha evidenziato diverse irregolarità o lacune nel testo del decreto attuativo del Mise. Oltre ad essere stato presentato in ritardo, ben oltre la scadenza prevista per il 15 febbraio, nel testo non risulta espresso il concerto del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Dal momento che questa omissione potrebbe inficiare la regolarità del provvedimento, e quindi la sua validità, il Consiglio di Stato ha quindi invitato il Mise a porvi rimedio.
DA LEGGERE: Truffe sul canone Rai: scattano le prime segnalazioni
Inoltre, nel testo del decreto sono stati individuati "alcuni profili di criticità" che vanno assolutamente definiti meglio prima che il documento possa essere approvato dal Consiglio in via definitiva. I principali problemi sono:
· Mancanza di una definizione di cosa si intenda per "apparecchio televisivo" sul quale debba essere versato il canone.
· Mancato riferimento al fatto che la tassa è unica indipendentemente dal numero di apparecchi televisivi detenuti nell'abitazione.
· Occorre specificare che il canone è dovuto solo per apparecchi in grado di ricevere il segnale satellitare o digitale direttamente o tramite decoder, cosa che escluderebbe quindi dal pagamento della tassa smartphone e tablet (cosa che effettivamente è, ma andrebbe specificato).
· Mancanza di norme chiare per la protezione dei dati dei cittadini: per poter procedere con l'addebito del canone Rai in bolletta sarà necessario lo scambio di informazioni sensibili degli utenti tra enti diversi, cosa che dovrà avvenire nel massimo rispetto della privacy dei cittadini.
· Mancanza di forme adeguate di pubblicità che dovrebbero servire a comunicare le informazioni contenute nel provvedimento all'ampia platea di cittadini interessati dalla novità.
· Necessità di riformulare in modo più chiaro e trasparente buona parte delle norme contenute nel documento, in modo che possano comprenderle tutti gli utenti interessati.
Il Consiglio di Stato ha quindi sospeso il giudizio complessivo sul decreto, in attesa che il Mise provveda all'integrazione e correzione del testo trasmesso.