L'Autorità per l'energia ha indicato nel primo ottobre 2012 la data a partire dalla quale scatta il quarto aumento dei prezzi di energia elettrica e gas dell'anno. L'elettricità costerà in Italia l'1,4% in più, il gas subirà un rincaro dell'1,8%.
Le bollette dei consumatori in tutela (non passati cioè nel mercato libero dell'energia) saranno quest'anno di quasi 160 euro più pesanti rispetto a quelle del 2011, sempre che non ci siano altri rincari nell'ultimo trimestre. L'AEEG giustifica l'ultimo aumento con "gli inaspettati rialzi delle quotazioni petrolifere, che in meno di tre mesi sono saliti di oltre il 20%".
Per l'ennesima volta il prezzo del petrolio è chiamato in causa come fattore determinante e imprevedibile dello stato di salute delle economie di ogni grado e dimensione, dal sistema mondiale al microcosmo domestico.
Nonostante le dimensioni mastodontiche degli apparati necessari per estrarre il greggio, trasportarlo, raffinarlo e distribuirne i derivati, la sequenza di passaggi necessari dalla trivellazione dei pozzi al rifornimento della nostra auto è piuttosto elementare. Non sembrerebbe troppo difficile quindi prevedere le oscillazioni del costo di un bene così diffuso, cruciale da mezzo secolo. Invece, se la previsione a breve termine del prezzo dei prodotti petroliferi si rivela un azzardo, quella a medio e lungo termine sconfina nella chiaroveggenza. È frequente che stimati istituti di ricerca, partendo dagli stessi dati, delineino per il futuro scenari molto diversi tra loro o che forniscano range di possibilità talmente ampi da far perdere loro ogni utilità pratica.
D'altra parte le oscillazioni dei prezzi negli ultimi anni sono state tali da giustificare pienamente la cautela: nel dicembre 1998 il brent costava 9,5 dollari al barile, nel 2008 toccò i 147,2 dollari, nel 2009 scese fino a 40 dollari a barile per poi risalire a poco meno di 100 ai giorni nostri.
Il ruolo essenziale che il petrolio ha ricoperto dal secolo scorso ha convogliato su questo bene i più diversi interessi politici, finanziari e militari. L'oro nero è stato di volta in volta arma di pressione o di ricatto, oggetto della speculazione, mezzo e fine allo stesso tempo di conflitti economici o guerreggiati su scala mondiale e regionale. Ma anche limitando l'analisi al rapporto domanda/offerta ci troviamo di fronte a componenti del prezzo - domanda, quantità estratta, entità delle riserve, disponibilità residua e così via - in continua trasformazione e dinamica interdipendenza.
Gli ultimi lustri sono stati caratterizzati dall'ingresso prepotente di nuove nazioni nella schiera dei più forti consumatori di idrocarburi. Cina, India, Brasile e altri Paesi in misura minore hanno fatto lievitare la richiesta di petrolio con ritmi mai conosciuti prima, a fronte di una capacità estrattiva globale che sembra aver ormai imboccato una lenta ma inesorabile discesa.
Di dimensioni più grandi del mercato petrolifero stesso è la sovrastruttura finanziaria che vi gravita intorno, nata proprio per mitigare il rischio degli investimenti in un settore tanto mutevole e degenerata poi nella speculazione,
nella scommessa fine a sé stessa sulle quotazioni future del greggio. Può essere l'abbandono del dollaro per i pagamenti petroliferi annunciato dalla Cina alla fine di settembre, può essere l'aumento della tensione tra Israele e Paesi arabi o un'insurrezione in una zona del Terzo Mondo prossima ai giacimenti: qualunque evento con possibili conseguenze sulla disponibilità di greggio centuplica la sua portata nel gioco dei grandi speculatori. In questo scenario hanno riguadagnato posizioni le grandi compagnie petrolifere che, persa molta influenza negli anni della nazionalizzazione dei giacimenti, sanno far pesare oggi la loro potenza finanziaria e la capacità di controllo mantenuta su aree strategiche del pianeta. Come si riflette questo quadro estremamente complesso nella vita di tutti i giorni, nell'inflazione che mina quotidianamente il nostro potere d'acquisto?
Gli studi più accreditati affermano che i rincari del greggio si traducono in aumenti del prezzo al consumo dei carburanti in modo completo e nel giro di poche settimane. Le oscillazioni di prezzo del gas naturale seguono quelle del petrolio, con un certo ritardo ma analoga completa traslazione sui prezzi al consumo. In occasione dell'ultimo rincaro tuttavia l'Autorità per l'energia ha annunciato di aver evitato esborsi maggiori mediante l'applicazione di un nuovo metodo di aggiornamento del prezzo del gas, "determinato con un mix di contratti di importazione di lungo periodo e una quota crescente di mercato spot, attualmente più favorevole per i consumatori".
Le variazioni delle bollette elettriche infine sono scarsamente legate all'andamento del mercato petrolifero, perché in buona parte regolamentato dallo Stato, influenzate dai costi di rete e dalla produzione locale di energia da fonti rinnovabili.