Anche il gruppo Enel sembra essere vittima della recessione che affligge il Sud Europa, in particolare per quanto riguarda i suoi due mercati di riferimento ovvero Italia e Spagna che da soli rappresentano il 60% dei ricavi dell'intero gruppo. Il bilancio approvato dal consiglio di amministrazione per il 2012 prevede una riduzione dell'utile netto del 79% a 865 milioni, causato da una svalutazione dell'avviamento delle attività spagnole di Endesa per oltre 2,5 miliardi di euro.
Dunque cala anche il dividendo: la cedola che verrà pagata ai soci sarà di 0,19 centesimi per azione contro 0,26 centesimi di un anno fa. Cedola calcolata sull'utile ordinario, sempre in calo ma "solo" del 14,9% a quota 3,45 miliardi.
Per correre ai ripari si è dovuto dar conto alle attività di Endesa in Sudamerica, nell'est europeo, nonché ai risultati positivi di Enel Green Power e delle società che si occupano di distribuzione di energia. Grazie a queste il margine operativo lordo è rimasto pressoché stabile a 17,6 miliardi, in calo del 4,9%, su un fatturato di 84,88 miliardi, in crescita del 6,8%.
Per quel che riguarda il personale e la fermate delle centrali diseconomiche, Enel pensa di diminuire la capacità energetica per almeno 7mila gigawatt soprattutto in Italia e Spagna. Mentre ha individuato in almeno 3.500 unità il personale in eccesso: si tratterebbe di personale in procinto di andare in pensione nei prossimi tre anni. Si procederà poi alla chiusura dei contratti di outsourcing: la crisi dimostra, dunque che si risparmia di più aumentando la produttività del personale interno e non il contrario.