All'inizio dell'anno ha preso il via in Marocco l'Operazione Desertec, uno dei progetti tecnologici più ciclopici che siano mai stati concepiti. Si tratta, sostanzialmente di una gigantesca rete di campi solari da realizzare nella fascia sahariana a ridosso del Tropico del Cancro, per produrre energia elettrica da inviare in Europa tramite cavi ad alta tensione. Si tratta di ricoprire di specchi qualcosa come 240.000 chilometri quadrati di deserto, circa il dieci per cento del totale. All'altezza del 27° parallelo gigantesche turbine riceveranno fluido scaldato a 550 gradi dai pannelli solari per produrre energia elettrica, nel ciclo di un processo che i tecnici chiamano "solare termodinamico".
E' importante rilevare l'importanza del contributo italiano a questa grande avventura tecnologica; l'intuizione del "solare termodinamico" si deve infatti al Premio Nobel per la Fisica 1984 Carlo Rubbia, e al progetto sahariano partecipa a pieno titolo la società italiana Enel Green Power che ha già sperimentato in Sicilia le nuove tecnologie col Progetto Archimede.
Il primo tassello del puzzle, quello che si sta realizzando in Marocco, è un impianto a concentrazione solare da 500 MW. Costerà circa 2,1 miliardi di euro e sarà costruito in un lasso di tempo compreso tra i due e i quattro anni. La prima fase dell'impianto coprirà 12 chilometri quadrati e avrà una potenza di 150 MW.
L'iniziativa, cui oltre al Marocco partecipano Paesi come Algeria, Libia, Egitto, è finanziata da un consorzio di grandi imprese europee. Il progetto prevede di fornire il 15-20 per cento del fabbisogno europeo di elettricità entro il 2050. Una parte della produzione, comunque, sarà destinata anche al Nord Africa e al Medio Oriente.