Il decreto legge n. 179 del 18 ottobre 2012, noto come "Crescita Bis", convertito nella legge 221/2012, introduceva il concetto di contratto base. La norma mirava sia a garantire una copertura assicurativa minima e basilare a tutti gli automobilisti sia ad incentivare una competitività fra imprese davvero basata su un corretto rapporto qualità/prezzo del prodotto-polizza.
L'incarico di predisporre uno schema di decreto attuativo contenente le clausole minime necessarie, stabilite secondo classi di merito e tipologie di assicurato, e che prevedesse anche i casi di riduzione del premio e di ampliamento della copertura applicabili al contratto base, era stato affidato al Mise.
Come riflesso secondario dell'instaurarsi di tale concorrenza virtuosa ci si attendeva una riduzione delle tariffe Rca. Il fatto che lo scorso ottobre l'Ania abbia dichiarato il fallimento degli obiettivi che il provvedimento si poneva in termini di abbassamento dei prezzi, non inficia la validità del principio in sé e vale la pena di sottolineare che l'Associazione delle imprese assicurative aveva sin da subito opposto una forte resistenza all'intervento governativo. Nell'audizione presso il Senato, tenuta all'inizio del novembre 2012, l'Ania ribadiva, infatti, di non vedere la necessità di implementare la concorrenzialità del mercato assicurativo Rcauto, lamentando inoltre la violazione dell'autonomia "in materia di offerta contrattuale, sancita per le imprese di assicurazione dai principi comunitari".
Il neo - nella bozza del Mise - è rappresentato dalla possibilità per le compagnie assicurative di deprivare i contenuti del contratto base a fronte di sconti sul prezzo. Questa possibilità di derogare in pejus fa venir meno la motivazione stessa per cui la misura è stata pensata: tutelare il cittadino dal rischio che, abbagliato ed attratto da un basso prezzo, acquisti un prodotto privo di alcune garanzie essenziali. Non a tutti, infatti, è noto che dal 1994 (anno della liberalizzazione tariffaria nel settore della responsabilità civile auto) ad oggi le polizze assicurative sono state gradatamente depauperate nel contenuto contrattuale, trasformando le garanzie base inizialmente comprese in condizioni particolari, clausole aggiuntive e speciali, esclusioni e rivalse la cui aggiunta nel contratto comporta sostanziosi aumenti tariffari.
In tal modo, può accadere che un consumatore il quale abbia acquistato una polizza assicurativa rcauto ad un prezzo particolarmente conveniente, si renda conto solo al momento del sinistro di essere scoperto rispetto a certi accadimenti. Il danno provocato nell'area di parcheggio di un supermercato, il sinistro provocato da un conducente, diverso dal contraente della polizza o dal proprietario del veicolo, sotto l'effetto di alcol o stupefacenti costituiscono solo due esempi di questa eventualità.
Ecco, il senso del contratto base è - o dovrebbe essere - appunto questo: garantire al cittadino il diritto ad una copertura efficace, ponendolo di fronte ad una scelta consapevole tra le offerte di compagnie assicurative che si dovrebbero fare concorrenza sull'affidabilità, sul premio o su eventuali garanzie estensive gratuitamente offerte. Potranno poi essere offerte ulteriori coperture a pagamento, a cui il potenziale cliente sceglierà se aderire o meno. O è proprio questo, che non si vuole? Ma questa, è un'altra storia. O, forse, sempre la stessa vecchia storia.