Qualche mese fa ha avuto luogo Auto China 2012, che ha visto l'esposizione di oltre 1.100 veicoli e una miriade di brand locali. Dando un'occhiata ai numeri della manifestazione asiatica sembrerebbe proprio che la crisi economica globale (come viene definita) non abbia toccato il mercato dell'auto. Come sappiamo non è così, almeno per l'Occidente, e i costi legati al mantenimento delle vetture (assicurazione auto, bollo, greggio), non stanno certo facilitando le vendite.
La Cina, del resto, rappresenta un discorso a se stante e vede numerosi fabbricanti locali che basano le loro gamme su tecnologie vecchie ed acquistano motori da grandi produttori, anche giapponesi. Il mercato cinese, però, essendo in grande espansione lascia spazio per tutti e fa ben sperare per la tenuta del settore auto anche per quanto riguarda le case costruttrici europee e americane. Secondo China Automotive Review, entro il 2020 il mercato cinese potrebbe raggiungere i 50 milioni/anno tra auto e veicoli commerciali e industriali, offrendo ottime prospettive per il futuro anche a breve termine.
Il mercato dell'automobile, quindi, sembra essere sempre più pessimista per quanto riguarda le vendite nei Paesi occidentali, ma puntare tutto sulla crescita cinese è realmente un buon affare? Sicuramente le case costruttrici dovranno diversificare i livelli di produzione, proponendo in Europa e Usa innovazione e bassi consumi (grande è il lavoro che si sta facendo in questo senso sull'auto elettrica) e nei Paesi emergenti vecchie tecnologie per aggredire la "torta succulenta" rappresentata soprattutto dai nuovi ceti medi. Staremo a vedere quale sarà la strada che imboccheranno le maggiori compagnie.