Internet è un diritto. Di fatto, garantire l’accesso alla rete costituisce un atto di umanità e di tutela dei diritti fondamentali dell’uomo. Di fatto però non significa a norma di legge. E l’Italia non si è mai dotata di alcun provvedimento focalizzato in tale ottica. Da una parte c’è la popolazione digitalizzata, che dopo aver posto le ADSL del mercato a confronto si attrezza di canali d’accesso immediati e costanti, naviga in casa come fuori, tramite smartphone e tablet. Dall’altra parte c’è la popolazione ai margini, a cui l’accesso alla rete è negato. Non direttamente, ma nel concreto. I nuovi poveri, quelli che non possono permettersi connessioni domestiche né dispositivi per la navigazione. Lo Stato sta così pensando di cambiare le carte in tavola, legittimando in modo definitivo il diritto alla navigazione.
Diritto a internet: il testo
Navigare, esplorare la rete, informarsi su Telecom e i suoi prodotti quelli di Fastweb, Alice e degli altri operatori, selezionare il pacchetto più adatto alle proprie esigenze e quindi usufruirne. Normalità per qualcuno, diritto negato per qualcun altro. Da qui muove l’iniziativa di diversi senatori, capitanati da Francesco Campanella (Gruppo Misto), fautore e sostenitore di un cambiamento legislativo nell’ambito. Il testo proposto dal senatore verte principalmente su due punti: internet deve essere un diritto sancito dalla Costituzione, alla stregua dell’istruzione; chiunque deve avere la possibilità di collegarsi alla rete.
Il contenuto del testo
Il contenuto del testo, confluito nell’articolo 34-bis, è orientato a sancire in modo semplice e inequivocabile il diritto a internet come principio fondamentale: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete internet – recita il testo – in modo neutrale, in condizione di parità e con modalità tecnologicamente adeguate”. Viene così dato spazio al principio della net neutrality, secondo cui la fornitura della banda larga non deve presentare alcuna restrizione sui dispositivi connessi e nel modo in cui essi operano.
Con tale provvedimento, viene sostenuto all’interno del disegno, lo Stato si assume la responsabilità di garantire “le condizioni che rendono effettivo l’accesso alla rete internet come luogo ove si svolge la personalità umana, si esercitano i diritti e si adempiono i doveri di solidarietà politica, economica e sociale”.
Un iter complicato
Nobile nelle intenzioni, complicato nella sua realizzazione. Trattandosi di una modifica costituzionale, la procedura normativa è piuttosto laboriosa e, presumibilmente, lunga nelle tempistiche di attuazione. Prima di tutto, il testo dovrà essere adottato dal Senato. Seguiranno la discussione dei diversi emendamenti e il dibattito in Aula. Lo step successivo riguarda la doppia lettura del testo da parte di Camera e Senato, che vaglieranno il contenuto del provvedimento a distanza di 3 mesi l’uno dall’altro.