Facebook si appresta a lanciare un servizio di rete gratuito nei Paesi in via di sviluppo, un’iniziativa che ha già spaccato l’opinione globale, aprendo a un dibattito di rilevanza internazionale. Il digital divide è un misuratore divenuto fondamentale per soppesare gli equilibri mondiali. Il Nord del mondo vive di un’abbondanza persino difficile da gestire, al punto che in molti ricorrono a specifici portali per porre le tariffe ADSL del mercato a confronto e non smarrirsi nei meandri di un’offerta molteplice. Nei Paesi più poveri la copertura di rete è scarsa, a volte del tutto assente, è l’altra faccia del mondo 2.0, una faccia che resta spesso nascosta.
Facebook lancia Internet.org: quanto vale la net neutrality?
L’Italia non rappresenta certo l’eccellenza della banda larga ma può comunque contare su infrastrutture e servizi efficienti, la rete è a portata di tutti, informarsi su Telecom e sui suoi prodotti, quelli di Fastweb, di Alice ecc. è semplice e immediato. il rovescio della medaglia sta in quelle realtà in cui la capillarità della rete è scarsa, in cui le informazioni scorrono con fatica sul filo del bit e in cui una democrazia della rete è fantascienza.
Facebook ha deciso di promuovere un progetto volto alla diffusione massiva della rete: internet.org porterà il web in quei contesti dove le possibilità di accesso rappresentano, ad oggi, una criticità profonda. Nove Paesi in via di sviluppo hanno già accolto il servizio, che sarà gratuito per 6 o 12 mesi. E poi? E ora?
Tra net neutrality e soluzioni a breve termine: le ragioni dei detrattori
Le critiche non mancano. Facebook ha sposato un progetto nobile nella sostanza, ma con appendici oscure che fanno da bersaglio facile. E legittimo. Internet.org dà e darà accesso solo ad alcuni servizi base della rete, come siti per annunci di lavoro o per usufruire di prestazioni sanitarie in zone rurali e/o difficilmente accessibili. Il resto del web resterà criptato. Il principio che dovrebbe governare la legislazione mondiale del web viene attaccato alla base: la net neutrality, l’idea secondo cui non debba esserci alcuna facilitazione per determinate vetrine internet a discapito di (poche) altre, scompare.
E non solo. La domanda da porsi, a maggior ragione poiché mancano le risposte, è: cosa accadrà al termine dei 6-9 mesi? Se dovesse tornare tutto esattamente come era prima, qualcuno potrebbe legittimamente avanzare l’ipotesi che si sia trattata solo di una trovata pubblicitaria promossa da Facebook, sostenuta e veicolata sulla pelle dei più deboli. Si spera che non sia davvero così, anche perché sarebbe un boomerang pericolosissimo e dalle lame affilate pronto a sbattere sulla corazza del social network più famoso al mondo. Tutto il mondo.