Il Governo italiano e l'Unione Europea hanno messo in piedi un ambizioso piano di investimenti da 6 miliardi di euro chiamato Agenda Digitale, che vorrebbe portare la copertura della fibra ottica su tutto il territorio nazionale entro il 2020. Una recente analisi della situazione, però, ha sottolineato diversi rischi e problemi che potrebbero ridimensionare i progetti dello Stato. Uno su tutti: circa 1,4 milioni di italiani rischiano di non ricevere la banda ultra larga nemmeno nel 2020. Insomma, la lotta al digital divide, ovvero alla situazione in cui si trovano molti cittadini che non possono usufruire di una connessione a internet di qualità, si incaglia ancora una volta.
Copertura della fibra ottica: problemi nei piani di investimento
Come dicevamo, quasi 1,4 milioni di italiani rischiano di non essere coperti dalla fibra ottica neanche tra cinque anni. In più, siamo piuttosto in ritardo con i lavori di cablaggio e se si continua a limitare i cavi in fibra ottica all'armadio stradale e non portarli anche negli edifici, allora le imprese non avranno a disposizione una connessione a internet di qualità, come invece succede nel resto d'Europa.
È arrivato il momento di tirare le somme del piano Agenda Digitale, perché la scorsa settimana sono scaduti i termini per partecipare ai primi bandi di gara con 1,4 miliardi di euro per gli operatori che vogliono effettuare i lavori di cablaggio. Si tratta della prima tranche del piano: Agenda Digitale prevede più di 6 miliardi di euro (di cui 3 sono già disponibili) da spendere entro il 2020.
Il prossimo passo è avviare i bandi veri e propri, con i quali si cercherà di allargare la copertura della fibra ottica a tutti i cittadini e le imprese italiane entro il 2020. In teoria, dove i gestori non dovessero investire, verrà creata una rete pubblica.
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Agenda digitale: i limiti per le abitazioni
Il primo limite del piano Agenda Digitale sulla copertura della fibra ottica riguarda le cosiddette "case sparse", una definizione data dall'Istat per indicare quelle abitazioni "disseminate nel territorio comunale a distanza tale tra loro da non poter costituire nemmeno un nucleo abitato". In Italia le case sparse sono 1,2 milioni e la copertura per questi edifici viene indicata dai bandi di investimento come "facoltativa". In totale si possono stimare circa 1,4 milioni di persone residenti in questi immobili, poiché alcuni sono disabitati mentre altri sono strutture turistiche in località isolate.
Si tratta, in ogni caso, di un numero ragguardevole di italiani che potrebbe rimanere senza banda ultra larga. Per non parlare della possibilità per le strutture ricettive di dare ai propri clienti (ovvero i turisti che vengono in Italia) una connessione a internet veloce e stabile.
I problemi per le imprese
Ma non sono soltanto i cittadini privati a rischiare, ma anche le imprese. Ad aprile 2016, solo il 45% delle aziende italiane era coperto dalla fibra ottica: il piano prevede di raggiungere il 76% entro il 2018 e il 100% entro il 2020. Il problema, però, riguarda la qualità della banda ultra larga: le Nazioni più evolute cercano di raggiungere aziende e imprese con una rete che permetta connessione da 1Gbit/s e superiori, come verrà sottolineato anche dalla prossima normativa europea denominata "Telecom Package".
Per poter raggiungere queste velocità, però, il cablaggio deve arrivare fin dentro l'edificio, mentre gli operatore italiani lo stanno portando solo fino all'armadio stradale, cosa che permette velocità di navigazione inferiori. Il problema emerge soprattutto per determinate aree geografiche, definite "cluster B", meno remunerative (circa il 45% della popolazione). In contemporanea, il Governo non può investire denaro pubblico per completare l'opera per il rischio di danneggiare gli investimenti privati.
Al momento, lo Stato sta cercando soluzioni a questi problemi. Per le aziende potrebbero essere previsti degli incentivi (si parla di 2,7 miliardi di euro) per tutte le imprese che richiedono agli operatori una copertura maggiore. Mentre per le case sparse, si possono utilizzare le tecnologie wireless di tipo fisso, ovvero un'evoluzione della connessione Wi-Fi come la conosciamo noi. Il tutto, mentre Raffaele Tiscar, vice segretario generale alla Presidenza del Consiglio e uno degli autori di Agenda Digitale, ammette che "Non ci sono più i tempi tecnici per fare la rete pubblica banda ultra larga, nemmeno entro il 2022".